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Così Filippi cattura schegge di storia romagnola imprimendole in contesti figurativi assai moderni, restando fedele allo stile dei maestri che lo ispirano, gli impressionisti francesi, e al desiderio di forgiare una maniera che consenta alle immagini di fluire dal cuore, anche oltre alla realtà rappresentata. Tra realismo ed astrazione, attraverso giochi di colore picchiettati e luminosi, prendono forma preziosi angoli di una terra restituita alla sua verginità selvaggia, primordiale e ricca di mistero. San Marino e i suoi castelli, La Rocca di San Leo, i borghi santarcangiolesi spiccano di una bellezza che la storia ha lasciato intatta con una forza espressiva che sembra legare direttamente i luoghi dall’artista. E Rimini, tra quelle piccole barche con le vele accarezzate dal vento, ritrova il suo vero sorriso: quello che abbiamo visto, qualche volta, nella magia di un’inquadratura di felliniana memoria. Se la vista è emozione e il tempo illusione, Filippi opera una straordinaria alchimia riunendo in un tempo che non scorre lo spazio che sta dentro e fuori di sé.